Guerra a Chinatown: il boss bambino sgozzato a Milano

Aveva 22 anni, Libin Hu, l?uomo fatto a pezzi a colpi di machete in una discoteca milanese, ma era già il boss indiscusso delle ?triadi? cinesi di Torino. Vestiva come i personaggi dei ?manga?, e viaggiava su auto di lusso con il portabagagli pieno di armi. Pistole, coltelli e spade orientali che servivano per rapinare, estorcere denaro, minacciare. Ma anche per difendersi, perchè la mala, anche quella con gli occhi a mandorla, segue una sola regola: il sangue si lava con il sangue. E poco importa dove sia stato versato, se a Milano, Torino, Barge o Padova. I nemici ti trovano sempre, e quando i capi abbiano emesso la sentenza, i sicari eseguono. Talvolta è sufficiente una lezione: calci, pugni, bastonate. In altri casi, invece, i capi delle bande avversarie decretano la morte del nemico. Da dare in modo spietato, facendolo letteralmente a pezzi.



Libin Hu è morto così. Con il corpo straziato dai fendenti di una mannaia che l?altra sera ha trasformato il Parenthesis di Milano in teatro di una vera e propria mattanza. Sangue ovunque, quattro feriti, un boss in meno, e un?indagine che, per ricostruire il movente, deve necessariamente partire dagli archivi delle questure di mezza Italia. Perchè a Chinatown nulla accade per caso. E le cronache recenti insegnano che molti degli episodi violenti avvenuti negli ultimi due o tre anni a Milano, Brescia, Torino, Cuneo, Prato, Mantova e Roma sono collegati tra loro. Ogni fatto ne richiama un altro, e quello che emerge alla fine è un quadro inquietante.



La spedizione punitiva di martedì notte è legata al duplice omicidio avvenuto in strada, nel cuore del quartiere cinese milanese, il 27 aprile 2007. Libin (alias Limin) Hu, il boss ucciso, era amico di una delle due vittime di quell'esecuzione. Wei Zhou, 20 anni, già ferito gravemente ad una spalla a colpi di mannaia il 24 settembre 2003, quando aveva solo 16 anni. Il giovane cercava di affermarsi come boss dello spaccio nelle discoteche etniche e venne freddato da due connazionali poi arrestati e condannati.



Un altro cinese, ritenuto a sua volta implicato nella vicenda ma mai trovato, si sospetta sia lo stesso uomo che ha partecipato, con altri tre complici, all?omicidio del titolare del ristorante cinese ?la Cascata? di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il 30 dicembre del 2006. Dei quattro assassini, due sono stati assicurati alla giustizia, ma il ricercato continua a nascondersi.



L?episodio di Sesto, secondo i rilievi effettuati dalla scientifica, sarebbe collegato ad alcuni coltelli e spade trovati a Barge, nel cuneese, tre anni fa. Quest?ultima indagine è a sua volta legata a una banda sgominata a Torino, che era stata trovata in possesso di pistole, coltelli e munizioni. E tra gli arrestati, nel dicembre del 2006, c?era proprio Libin Hu, allora diciannovenne, già ritenuto il capo della gang torinese.



In particolare, il 6 dicembre di tre anni fa, la squadra Mobile torinese arrestò quattro cinesi e ne denunciò altri quattro, minorenni, con l'accusa di detenzione di armi. Gli investigatori arrivarono alla banda indagando sull?omicidio di un Zuojia Qiu, 25 anni, accoltellato anche lui fuori da una discoteca torinese, in via Giacosa angolo via Nizza. Per quel fatto vennero arrestati due cinesi di 22 e 25 anni, uno dei quali risiedeva a Barge, dove vennero trovati i coltelli legati agli altri episodi.

Altri coltelli e machete sono stati trovati a Milano, proprio martedì sera, sotto l?auto di un cinese fuori dalla discoteca che ha fatto da teatro alla mattanza. Non si sa ancora se si tratti delle armi utilizzate per commettere l?omicidio, e alcune fonti investigative nutrono parecchi dubbi al riguardo. Ma il proprietario della vettura è un cinese che frequenta la zona Bovisa, dove lunedì (il giorno prima dell?esecuzione al Parenthesis) era stato gravemente ferito un altro giovane con gli occhi a mandorla.